Perché Sleep Well Beast è il miglior album del 2017

Spoiler: non c’entra solo la musica.

Pietro M.
7 min readDec 7, 2017

Non sono uno che compra i cd, sono molto pigro e preferisco ascoltare gli album in streaming. L’altro giorno però ero a Milano ed ero in uno dei miei negozi di dischi preferiti (Dischivolanti) e ho fatto una eccezione. Ho comprato Sleep Well Beast dei National.

Il disco in sé è molto bello, e non è una novità: la band di Matt Berninger e dei fratelli Devendorf e Dessner è una delle pochissime band al mondo (se non l’unica) in cui sia le parole che le musiche sono allo stesso — altissimo — livello. Un altro motivo di mio personale interesse è che i National sono una delle poche band al mondo alle quali l’etichetta di indie band calza a pennello. Sono sotto contratto con la 4AD, l’etichetta indipendente fondata da Ivo Watts-Russel negli anni 70 e sino ad ora la band non ha ceduto alle lusinghe delle major. Teniamola bene a mente questa etichetta di indie-band che tornerà utile nel seguito del nostro discorso.

Il disco dei National è uscito l’8 settembre di quest’anno, ma già da un po’ avevo notato un cambio notevole, notevole in senso positivo, della grafica e dell’immagine coordinata della band.

le foto qui sopra sono state postate sulla pagina facebook dei national

Io sono un dilettante di grafica, non è il mio lavoro, ma so riconoscere quando esiste un progetto coerente di comunicazione visiva.

album cover
immagine profilo della pagina della band

La copertina dell’album rappresenta un vecchio fienile riconvertito in studio di registrazione, il Long Pond Studio nel nord dello stato di New York. Quella forma è diventata in un certo senso la corporate image di tutto il progetto di comunicazione, come avrete potuto notare, sia nel suo insieme che scomposta in quadrati e triangoli.

Ho comprato l’album e guardando il booklet interno al disco ho capito, ho avuto l’illuminazione: dietro questo cambio radicale nella grafica della band ci sono loro:

Pentagram is the world’s largest independently-owned design studio.
Our work encompasses graphics and identity, architecture and interiors, products and packaging, exhibitions and installations, websites and digital experiences, advertising and communications. Our 19 partners are all practicing designers, and whether they are working collaboratively or independently, they always do so in friendship.
Our structure is unique. We are the only major design studio where the owners of the business are the creators of the work and serve as the primary contact for every client. This reflects our conviction that great design cannot happen without passion, intelligence and — above all — personal commitment, and is demonstrated by a portfolio that spans five decades and all industries.

In poche parole sono una delle agenzie di graphic design più grandi, più famose e cool dell’intero pianeta. Ognuno dei partner o degli associati crea lavori fantastici, in qualsiasi ambito siano chiamati ad esprimersi. Giusto per farvi un’idea Netflix ha dedicato un episodio di Abstract. The Art of Design a Paula Schar, una delle partner di Pentagram. Michael Bierut, un altro dei partner dello studio, ha lavorato per quasi venti anni nientepopodimeno che con Massimo Vignelli.

Cosa ci fa una indie band, dove la connotazione indie assume il suo più ampio significato che va oltre alla musica, ed una delle più importanti aziende di comunicazione visiva al mondo? È come se Carlo Cracco comprasse i gnocchi surgelati da servire al suo ristorante.

Beh, ecco, anche questa commistione — per quanto assurda può sembrare — ha una sua logica.

Innanzi tutto Scott Devendorf, il bassista, prima di formare il gruppo con suo fratello, i gemelli Dessner e Matt Berninger ha lavorato come graphic designer. A New York. Esatto proprio presso gli uffici newyorkesi di Pentagram. E poi c’è da dire che è tutto voluto:

The National were amused by the appearance of hiring a large branding agency to do their campaign, finding a bit of punk irony in the idea of an indie band having a full-on corporate identity, even going so far as to produce a corporate standards manual.

La mente dietro questo rebranding si chiama Luke Hayman, è londinese ma da quasi trentanni vive a New York, dove è diventato partner di Pentagram nel 2006.

The band is also very active in social and political causes, including what’s going on right now in the U.S., and wanted something that was not obviously political but riffed on the idea of propaganda for a society, or cult, with its own symbols.
The band’s name is shortened to a corporate “Ntl.” logotype, set in the industrial Maison, that is used to brand merchandise, which in addition to the usual band merch includes (ridiculous) corporate supplies like staplers and tape.
The album was recorded in a barn/studio the band built in Hudson, New York, which is pictured on the cover in a black-and-white photograph by Graham MacIndoe. This inspired a house-like symbol that is broken down into pieces (two squares and a triangle) that are rearranged like code and die-cut in the album cover. The album and CD insert use photographs by MacIndoe that were processed to give a zine-like feel to add a bit of warmth and soul into the visual language.The campaign included transmission-like videos by the artist Casey Reas that were played on monitors in high-traffic areas in New York (Times Square), London and Copenhagen. A new website was designed by The Collected Works.

The visual identity is centred around a blue and white colour palette, chosen for its “retro, slightly monotonous” quality, reminiscent of 1970s corporate branding for British firms by designers like Ken Garland. This chimes with the theme of mid-life melancholia that recurs in the music of The National.
“It’s a bit of a joke,” confirms Hayman, who also said he looked to New Wave graphics, Beat poetry ephemera and new age iconography to develop his design.

la cover del singolo “carin at the liquor store”

Di copertine che hanno fatto la storia della musica e dell’arte ce ne sono libri pieni. Quello che qui hanno fatto i National secondo me non è semplicemente una cover carina. Hanno reimpostato la loro immagine, giocandoci su, scherzando ma hanno fatto un lavoro concettuale che si affianca e cammina di pari passo al discorso musicale, di cui sono maestri indiscussi da qualche decennio. E non credo di essere l’unico ad essersene accorto perché la cover dell’album è stata candidata ai 60esimi Grammy Award nella categoria Best Album Package (che include anche Album Cover, Graphic Arts, Photography) ed è stata inserita dalla rivista Deezen nella “top 10 graphic designs and illustrations of 2017”.

Per questo motivo, Sleep Well Beast è secondo me il miglior disco che è uscito nel 2017.

«As a band, the understated temperament of The National is often one of their most affable qualities, and their fans are in awe of them. The Sleep Well Beast sleeve solidifies this; for them, “the cover is just a picture of us milling around the studio” but to their audience it shows the artistic mentality of the band. Having a highly respected designer such as Luke design the sleeve is fitting for a band still on the up seven records in»

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